Con il termine pavimento industriale si intende una pavimentazione continua costituita da una piastra orizzontale in calcestruzzo che può essere o debolmente armata, o armata in modo tradizionale, e/o fibrorinforzata in modo strutturale. L’uso abituale in ambito industriale porta queste pavimentazioni ad avere la suddetta denominazione, anche in casi di diversa destinazione d’uso (ad esempio per centri commerciali).

Si è molto discusso se le pavimentazioni industriali debbano ritenersi delle strutture, e quindi progettate da professionisti, oppure no. In tal senso la questione si arricchisce di una posizione ufficiale con la pubblicazione delle istruzioni CNR 211/2014: “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo” che introduce i criteri per la progettazione e la certificazione di queste opere. Con la pubblicazione delle Nuove Norme Tecniche (2018) e soprattutto con l’approvazione del testo della Circolare da parte dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei LLPP si arriva a un chiarimento più importante. La Circolare infatti fa riferimento al capitolo 4 proprio a questo documento CNR. CONPAVIPER, l’associazione industriale che rappresenta il settore chiede a questo punto un chiarimento all’ex Genio della Toscana, che emette un parere che elimina ogni dubbio: se la pavimentazione non ha un carattere di sola finitura è una struttura e quindi va progettata, controllata e in zona sismica va richiesta l’autorizzazione sismica.

In ogni caso, per la forma e per le azioni a cui è soggetto, il pavimento industriale ha in genere requisiti molto specifici e particolari, strettamente correlati con la produzione di beni e lo svolgimento di precise attività lavorative.

In genere si richiedono durabilità, resistenze a stati tensionali e deformativi provocati dal passaggio di grossi carichi concentrati e/o distribuiti, poca attenzione all’estetica. La durabilità del pavimento dipende dalla manutenzione ordinaria a carico dell’utilizzatore (decontaminazione, manutenzione giunti, e un attento utilizzo) e dal tipo di rivestimento adottato.

L’impiego di macchinari ad alta precisione potrebbe anche richiedere la pressoché perfetta planarità della pavimentazione. L’impiego di macchine operatrici e muletti potrebbe richiedere alta resistenza all’abrasione (strato d’usura), a fatica (tipo di calcestruzzo, spessore, armatura) potrebbe richiedere resistenza fisico-chimica a deterioramento e invecchiamento.

La norma UNI 11146 “progettazione, esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad uso industriale” definisce i criteri per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo dei pavimenti di calcestruzzo a uso industriale, denominati anche “pavimenti industriali”, costituiti da una piastra di calcestruzzo e da eventuali trattamenti superficiali atti a migliorare le prestazioni della superficie.

Il pavimento è per l’utilizzatore fonte di profitti e perdite e quindi importantissimo progettarne e verificarne tutte le fasi quali: sottofondo (controlli sulla planarità e sul modulo di deformazione con prove su piastra); calcestruzzo (monitoraggio calcestruzzo fresco, prelievo di cubetti), esecuzione giunti di contrazione (distanza, geometria e profondità).

Le soluzioni ottimali devono essere individuate a seconda della destinazione d’uso (alimentare, logistica, chimica, meccanica, piazzale esterno, celle frigo, parcheggio multipiano, ecc.) del tipo di supporto (misto cementato, soletta, iglù, materassino coibente, ecc.) e del tipo di usura/abrasione prevista, mentre i criteri di accettazione devono stabilire planarità, presenza di stato fessurativo e quanto recepito negli “usi e consuetudini” per tale tipo di applicazione.

Il materiale usato è il calcestruzzo la cui resistenza meccanica è correlata alle tensioni innescate dai carichi e dagli stati coattivi, di cui il clima, al momento del getto, è il più rilevante.

Lo strato d’usura viene applicato con due metodi diversi: a spolvero o semina (il metodo più diffuso per semplicità applicativa e alta produzione giornaliera). Lo spolvero non consente una distribuzione uniforme della miscela anidra di quarzo e cemento sulla superficie del calcestruzzo in fase di presa. Il metodo a pastina richiede maestranze competenti e consente una limitata produzione giornaliera. Lo strato d’usura, una miscela di quarzo cemento, additivi in polvere e talvolta fibre sintetiche, viene applicato “fresco su fresco” in ragione di 15 kg/m² in modo da formare uno strato d’usura di circa 7/8 mm.

I giunti di contrazione vengono eseguiti per consentire le contrazioni tipiche da ritiro della miscela di calcestruzzo (variabili da fornitore a fornitore) dagli impedimenti alle contrazioni esistenti nell’area (spiccati in elevazione), e dal tipo di additivo impiegato come ad esempio SRA (riduttore di ritiro) oppure ShCA (compensatore di ritiro). La profondità dei tagli deve comunque avvenire per 1/5 dello spessore.

La maturazione protetta dei getti è un obbligo necessario e indispensabile.

RAMPE ANTISCIVOLO

Le rampe antiscivolo sono strutture in cls realizzate per collegare i diversi piani di una struttura con lo scopo di permettere il transito sia di veicoli che di persone. Le caratteristiche principale di questo manufatto sono la finitura superficiale antisdrucciole, resistenza agli shock termici (con rapporto acqua/cemento inferiore a 0,5) e impermeabilità alle infiltrazioni d’acqua. La finitura superficiale è generalmente grigia ma possono essere utilizzati delle pigmentazioni del quarzo che colorerebbero la parte superficiale della rampa.